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martedì 3 gennaio 2017

LA BATTAGLIA DEL CIBO, PROTESTE E FIAMME PRIMA DELL'ARRIVO DEL PREFETTO. LA SITUAZIONE A CONETTA DOPO LA MORTE DI SANDRINE


Non si placa lo stato di agitazione dei migranti ospitati alla ex base di Conetta, dopo la morte avvenuta ieri della giovane ivoriana Sandrine Bakayoko, che ha avuto un malore mentre stava facendo la doccia. Se il culmine è stato il tentativo, riuscito per ore e risoltosi solo alle 2 di stanotte, di bloccare 25 operatori della coop. Edeco/Ecofficina all'interno della base, anche stamane ci sono state intemperanze volte a rinfocolare il malcontento. Fonti attendibili dicono che il gruppo degli ivoriani (francofoni) ha cercato di impedire ai furgoni del catering la consegna dei pasti agli altri ospiti, per lo più nigeriani (anglofoni): non uno sciopero della fame, bensì un boicottaggio del funzionamento della struttura. Pare alcuni abbiano dato anche alle fiamme alcuni oggetti, senza rischi per gli operatori, anche se i tafferugli al momento in cui scriviamo paiono calmati, prima dell'arrivo del nuovo prefetto alle ore 16. Va anche detto che altri ospiti sono usciti e hanno consumato il pranzo all'esterno. La zona è presidiata dalle forze dell'ordine e sono presenti numerosi giornalisti nazionali e locali, di ogni testata cartacea, radiofonica, televisiva e online. Nel frattempo il ministro dell'Interno Minniti ha disposto il trasferimento di cento ospiti da Conetta a strutture dell'Emilia Romagna, come richiesto anche dal sindacato di polizia UGL in una nota.

Si allarga invece il tema relativo alla gestione oscura da parte appunto di Edeco/Ecofficina, più volte criticata dalla stessa catena della solidarietà sociale. La società, aderente a Confcooperative, si era vista togliere l'affiliazione lo scorso settembre: una procedura a propria tutela, legata alla non condivisione del modello di accoglienza attuato dalla cooperativa stessa. Inoltre -ricorda il presidente regionale di Federsolidarietà Confcooperative, Roberto Baldo- l'Edeco è protagonista in negativo anche di alcune vicende giudiziarie relative a gare di appalto vinte per la gestione di un centro d'accoglienza in un piccolo comune veneto: l'accusa è di aver falsificato i documenti atti a concorrere, reato per cui risulta indagata anche una funzionaria della prefettura. «La nostra organizzazione», dice ancora Baldo, «ha firmato un protocollo d'intesa con il Ministero dell'Interno e Associazione Nazionale Comuni (ANCI) per promuovere un'accoglienza diffusa, con percorsi di integrazione e inserimento volti a coloro che restano, dal momento che tanti attuali ospiti sono in transito dal nostro Paese ad altri». Confcooperative dice no al modello diventato celebre con il Cara di Mineo in Sicilia, ovvero grandi aggregazioni come il “centro temporaneo emergenziale” di Conetta: «Sono deleterie», aggiunge Baldo. «Sì a microaccoglienza dopo sbarco, la risposta immediata al flusso. Serve una programmazione e professionalità diverse, dalla cooperazione sociale alla sanità, perché le coop non possono farsi carico da sole di tutti gli aspetti».

Edeco/Ecofficina è nata nel 2011 con un fatturato iniziale di 114mila euro, diventati ben 10 milioni in cinque anni. Tra le accuse che sono state rivolte ai suoi dipendenti, anche maltrattamenti agli ospiti di alcuni centri e un business legato all'asporto rifiuti -con tanto di conflitti d'interesse- nei Comuni della Bassa Padovana: già questi dati mostrano come questa impresa poco abbia a che vedere con la cura delle persone. Edeco ha in gestione anche le basi di Bagnoli e Ficarolo, oltre a una nel Trevigiano: i suoi metodi sono stati approvati da alcuni dei prefetti che si sono succeduti nei territori, con modalità differenti da provincia a provincia. La luce attorno a Edeco è stata accesa lo scorso settembre anche dal gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle, che aveva invocato l'intervento dell'Autorità Nazionale AntiCorruzione capitanata dal giudice Raffaele Cantone -oltre che della Corte dei Conti- per vedere chiaro sulle ombre di gestione.

Se c'è un fatto positivo, è che ora tutta Italia sa che a Conetta, frazione di appena 200 abitanti, sono trattenute in condizioni assai precarie e insostenibili oltre mille persone che niente conoscono del loro futuro, per via del deleterio regolamento Dublino III dell'Unione Europea che obbliga gli Stati di prima accoglienza (solitamente Italia, Grecia, Spagna) a vagliare le richieste di asilo prima di poter smistare i migranti in tutta Europa, dove spesso vogliono andare avendo possibili ricongiungimenti familiari e professionali. Magari anche Sandrine era tra questi, prima di concludere la sua esistenza all'ospedale di Piove di Sacco, dov'è giunta esanime ieri alle ore 13.50.

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