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mercoledì 17 maggio 2017

SEQUESTRATO LABORATORIO TESSILE CINESE IN PESSIME CONDIZIONI DI LAVORO E SICUREZZA

Nella mattina di lunedì 15 maggio i Carabinieri della Stazione di Cavarzere e del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Venezia, a seguito di attività informativa eseguita dai militari del luogo, effettuavano un controllo presso la ditta “Confezioni Chen Xiajiao” di Cavarzere che ha come oggetto sociale la confezione in serie di abbigliamento esterno, di cui è titolare la Chen Xiajiao, donna cinese di anni 40 residente a Cavarzere. Al momento dell’accesso venivano rintracciate mentre lavoravano 12 persone che alle loro postazioni erano impegnati a cucire vari capi di abbigliamento ed alcuni di loro alla vista dei militari tentavano di fuggire nascondendosi anche in una stanza adibita a mensa. Cinque lavoratori risultavano in possesso di documento di identità ed in regola con il permesso di soggiorno, tre donne e due uomini di età compresa tra i 50 e 25 anni; gli altri sette lavoratori erano sprovvisti di permesso di soggiorno. Dall’ispezione di luoghi di lavoro venivano riscontrate numerose violazioni in materia di sicurezza ed igiene, mancanze tali da non consentire ulteriormente la prosecuzione delle attività lavorative in corso: sporcizia, carenze strutturali, sistemi antincendio non revisionati, impianto elettrico non a norma, omessa formazione dei lavoratori sulla sicurezza. All’interno dell’azienda erano stati creati dei vani adibiti a dormitorio con pareti in legno, letti, armadi, ed addirittura un soppalco dove venivano ricavate altre camere ove all’interno si notavano suppellettili che segnalavano la presenza anche di bambini. Tra le 42 macchine da cucire sistemate su altrettante scrivanie da lavoro era riposta in terra varia frutta e verdura in cattivo stato di conservazione. L’intero laboratorio veniva sottoposto a sequestro preventivo cosi come disposto dall’autorità giudiziaria veneziana. Dei dodici lavoratori presenti al momento del controllo, solo uno risultava in regola e gli altri 11 tutti lavoratori in nero, domiciliati appunto nel laboratorio all’interno dei vari vani e sul conto dei quali venivano avviate le procedure per l’espulsione dal territorio italiano e denunciati in stato di libertà per violazione della legge sull’immigrazione. La titolare della ditta Chen Xiajiao veniva denunciata in stato di libertà per impiego di manodopera clandestina, luoghi di lavoro non conformi ed omessa formazione dei dipendenti.

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