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sabato 14 aprile 2018

LA SODDISFAZIONE DELL'EX CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELL'IPAB DANIELATO DOPO LA SENTENZA DELLA CORTE DEI CONTI

Il precedente consiglio d'amministrazione dell'IPAB Danielato di Cavarzere accoglie "con estrema felicità" la sentenza emessa dalla sezione centrale della Corte dei Conti di Roma sul caso Badiale. "La serenità di aver svolto il proprio incarico con serietà - si legge nella nota congiunta - e nella piena volontà di ottenere il meglio era stata messa a dura prova dalla errata sentenza del primo giudice. Ciò avveniva anche in seguito ad un periodo molto faticoso di accuse e polemiche su molti fronti (poi sempre smentite dai fatti o dal diritto), che oltre ad avere intasato gli uffici dell’IPAB e della Corte aveva tolto serenità all’impegno pubblico di persone messesi a servizio della comunità". Scrivono Fabrizio Bergantin, Michela Ronchi, Michele Bolzenaro, Paolo Vallese e Mauro Badiale: "Eravamo convinti dell’ingiustizia sia delle accuse che della sentenza, e dell’erroneità in cui erano incappati i giudici, che giustamente la Corte romana ha sanzionato. È stata appurata l’erroneità da parte del Pubblico Ministero veneziano nell’interpretazione della normativa regionale in materia di classificazione e obblighi degli IPAB e l’eventualità che fossero stati affidati incarichi o mansioni retroattivamente, piuttosto che aver conciliato il riconoscimento economico per il solo lavoro svolto".
Inoltre, non era stata tenuta in considerazione dalla Corte di primo grado la richiesta di chiarimenti all’ente vigilante (la Regione Veneto) e che questo non aveva censurato il percorso precedente, ravvisando invece la possibilità di procedere alla regolarizzazione di Badiale anche senza concorso pubblico: scelta che invece l’allora cda "per coerenza si era imposto di non intraprendere, preferendo il percorso maggiormente trasparente e aperto". La Corte, a seguito dell’appello svolto a Roma, ha riconosciuto ai consiglieri di aver agito "per mantenere indenne l’ente da maggiori esborsi economici ed evitare possibili e più dannosi contenziosi, a livello sia economico che amministrativo": soprattutto è stato riconosciuto che la situazione “indubitativamente” è stata iniziata e resa complessa dal cda precedente (cui appartenevano anche membri sottoscrittori dell’esposto che ha dato il via a tutto) e che la “perdurante inerzia sia del precedente cda che del collegio dei revisori abbiano inevitabilmente condizionato l’esito degli accadimenti, giungendo solo a cascata sui convocati a giudizio". Continuano i cinque ex amministratori: "Ci fa enormente piacere che sia stato storicamente accertato e riconosciuto, per questioni di giustizia sostanziale, che pur a fronte della discussa correttezza di un singolo atto non v’è alcuna prova dell’illiceità della condotta, o che vi siano state condotte intraprese con dolo o colpa grave, producendo un danno all’ente (la prescritta mancanza dell’elemento soggettivo). E questo già è sufficiente a riabilitare gli anni spesi al servizio dell'IPAB Danielato e le notti insonni, le spese, la serenità perduta nella vite sospese dalla prima sentenza".

Fa piacere inoltre, proseguono i consiglieri, che sia stata riconosciuta al direttore l’utilità prodotta all’ente, e che nel giudizio sia "chiaramente emerso come questi avesse sia i requisiti che la professionalità necessaria per l’attività svolta. È appurato inoltre che a questi, molto meno responsabilmente che non cercando di trovare una soluzione con l’allora consiglio d'amministrazione, sarebbe bastato ricorrere immediatamente nel 2003 e si sarebbe trovato immediatamente dirigente di diritto, ben prima quindi del concorso legittimanente bandito dall’ultimo cda nel 2013, con indubbi e legittimi vantaggi dal punto di vista economico, di carriera e di serenità lavorativa". Nella volontà concreta di evitare il contenzioso, benchè fosse attuale e legittimo il diritto del direttore, la Corte ha sottolineato come vi fossero reali e corposi precedenti (all’Agenzia delle Entrate e secondo la legge regionale dell’Abruzzo) che "disegnavano un quadro coerente con la scelta intrapresa dall’IPAB, volta alla tutela del principio costituzionale di buon andamento, di efficienza ed economicità dell’azione amministrativa". La condotta degli ex amministratori, "oltre a non esser stata dolosa o anche gravemente colposa, ha comunque garantito vantaggi all’ente, tali da compensare totalmente eventuali maggiori esborsi". A parere del collegio giudicante ”appare ragionevole la scelta discrezionale dell’IPAB di riconoscere al dottor Badiale -che aveva sempre lavorato come dirigente di fatto, e per alcuni anni a seguito di contratto di diritto- il trattamento economico, per altro per un tempo assai limitato, atteso che comunque si demandava ad apposita procedura selettiva pubblica poi dallo stesso vinta. Ed è su quest’ultima parola che i membri del consiglio si sentono "ulteriormente rasserenati e riabilitati in questi mesi di profondo sconforto".
Con questa conclusione, indipendentemente dalla piena riabilitazione e dall’assenza di qualsiasi ulteriore esborso, e nonostante il fatto che ai convenuti vengano addirittura riconosciute parte delle spese legali, Bergantin, Ronchi, Bolzenaro, Vallese e Badiale non potranno "mai quantificare quanto questa vicenda abbia significato per come, a fronte di un’attività miope e talvolta diffamatoria, mirata prevalentemente al conflitto e al mero vantaggio politico, noi e le nostre famiglie abbiamo vissuto questi mesi. Senza tener conto di quanto questo sia costato all’IPAB, alla collettività e alle nostre tasche, speriamo comunque nel migliore e più sereno futuro per l’istituzione che abbiamo rappresentato e che ancora amiamo profondamente e che tanta importanza ricopre per la vita di molti anziani e famiglie del territorio". C'è anche il "doveroso e commosso ringraziamento al sostegno e alla comprensione dimostrati dalle nostre famiglie, dagli amici, da alcune forze politiche e soprattutto da parte di molti residenti, familiari e lavoratori dell'IPAB Danielato, in particolare agli uffici che hanno sopportato questa stagione. Va inoltre reso merito all’avvocato Perulli e all’avvocato Scuglia che oltre a comprendere appieno la situazione e averci appoggiato anche nei momenti più difficili, sono riusciti con estrema professionalità e con fiducia nel diritto a condurre a tale esito".

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