Pagine

domenica 20 luglio 2014

CAVARZERE: CAPITALE O SUCCURSALE?

Chi si ricorda la polemica su Roma Capitale e gli insulti destinati a chi avesse osato rivolgersi agli uffici pubblici di cotanta amministrazione comunale fuori orario? La foto del cartello, pubblicata all'epoca (era il novembre 2013) su tutti i giornali è abbastanza esplicativa ed è inutile stare a chiosare sulle tante perle che contiene. A cominciare da quel “l'altri giorni dobbiamo lavorare” dove, a parte la sgrammaticatura iniziale, il verbo “dobbiamo” esprime tutto il carico di risentimento e seccature che quel “lavorare” porta con sé, malgrado lo stipendio intrinsecamente connesso proprio a quel lavoro. Compreso, magari, il ricevimento del pubblico che non dovrebbe essere né tempo perso, né accondiscendenza verso chi ha delle legittime richieste. Ma, per quanto riguarda Roma, ci fermiamo qui.
Parliamo, invece di Cavarzere che non sarà capitale ma si fregia, comunque, del titolo di Città. Anche qui ci sarebbe qualcosa da dire sulle gestioni amministrative che si sono compiaciute di aggiungere titoli e onorificenze alle carte intestate del Comune ma hanno fatto scappare i cavarzerani per la mancanza di lavoro, di servizi e i prezzi delle case più alti della zona. Chiusa parentesi. E parliamo, invece del cartello che, da qualche tempo, campeggia su una delle porte del terzo piano (l'area tecnica) del Comune. Allora: “spiacevoli risposte” è più forbito di “parolacce e insulti”, ma il concetto è il medesimo. E, se non altro, c'è anche il ritegno di evitare un richiamo alla supposta “educazione” di chi sta negli uffici. Un'educazione che, anche in questo caso, farebbe a pugni col contenuto del cartello.


Non sappiamo, ahinoi!, se l'avviso, firmato da un dirigente che non lavora più a Cavarzere, sia stato posto prima o dopo (e quanto dopo) quello di Roma Capitale. Di certo, però, non va inteso come una pretesa di superiorità, o di pari dignità, tra gli uffici comunali di Roma e quelli di Cavarzere. Il cavarzerano-tipo, infatti, è noto per la scarsa considerazione che ha della sua città e, spesso, anche di chi la amministra (persone che, peraltro, sono state votate dai cavarzerani stessi). E il cartello in questione sembra, ancora una volta, sintomo di quell'inferiorità socio-culturale-economica che molti indigeni si attribuiscono. Insomma, se il pubblico rompe le palle, abbiate almeno il coraggio di scriverlo, cari responsabili del Comune. I romani lo hanno scritto chiaro e tondo. Sarà stato un messaggio inelegante, ma era sicuramente efficace. Quindi se qualcuno rompe i coglioni per nulla, diteglielo chiaramente. E, magari, non solo a chi sta “in basso” ma anche a chi sta “in alto”. Viceversa se qualcuno “rompe” per motivi legittimi.. beh! allora l'orario non dovrebbe contare nulla.

Nessun commento:

Posta un commento