Sono iniziate stamane le operazioni che portano al trasferimento di circa cento migranti dalla ex base Silvestri di Conetta ad alcune strutture dell'Emilia Romagna. Il provvedimento è stato disposto ieri dal ministro dell'interno Marco Minniti, dopo le proteste seguite alla morte di Sandrine Bakayoko nei bagni del centro. Una delegazione di Sinistra Italiana con i parlamentari Nicola Fratoianni e Giovanni Paglia è bloccata fuori dalla base: l'impresa Edeco/Ecofficina che gestisce la struttura attende il permesso del prefetto prima di farli entrare, ma i deputati dicono che non è necessario, avendo loro il potere ispettivo gasrantito dalla Costituzione.
Col passare delle ore si apprendono nuovi particolari: Sandrine non aveva subito un aborto durante le scorse settimane, il suo sogno era fare la parrucchiera a Milano e in Costa d'Avorio aveva lasciato un bimbo di 8 anni. Desta inquietudine il rapporto estremamente sproporzionato, nella base di Conetta, tra maschi e femmine: queste ultime sono solo 50 a fronte di oltre un migliaio di uomini: e proprio le donne sono le protagoniste di questo trasferimento, assieme ai richiedenti asilo presenti da più tempo a Cona.
Ieri, mentre all'esterno eravamo in attesa di notizie dalla ex base di Conetta, abbiamo incontrato per caso questo migrante nigeriano -ospite del centro dal 17 settembre- che conferma la discordia tra i suoi connazionali e gli ivoriani riguardo il blocco della fornitura dei pasti per protesta: «Non sostengo quella rivolta», ha detto il ragazzo, dopo aver confermato che Sandrine Bakayoko è morta cadendo dalla doccia («è andata in bagno e non si è più rialzata»). Va detto che l'accento con cui parlava inglese non era certo dei più facili da tradurre, comunque buona fortuna anche a lui.
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