giovedì 25 aprile 2019
IL DISCORSO DEL SINDACO TOMMASI PER LE CELEBRAZIONI DEL 25 APRILE A CAVARZERE E IN MEMORIA DI FLAVIO BUSONERA
«Rivolgo il mio saluto a tutti voi qui presenti, ai rappresentanti delle associazioni combattentistiche, ai ragazzi delle scuole ed a tutti i cittadini qui convenuti in questa giornata. Un saluto particolare va a Teresa e Francesco Busonera, figli del dottor Flavio Busonera, che 75 anni fa pagò con la vita il suo essere un uomo libero ed il suo senso del dovere. Ci è sembrato quindi appropriato ricordare in questa giornata Flavio Busonera. La tragedia del 17 agosto 1944 con l'esecuzione di Busonera in via Santa Lucia a Padova e quanto poi avvenne a Cavarzere il 27 aprile 1945 (cioè la Liberazione) sono eventi legati indissolubilmente. La Liberazione è stata possibile grazie al sacrificio di tante persone, che anche a rischio della propria vita non hanno rinunciato alla loro dignità, non hanno abbassato la testa di fronte all'oppressione ed alla violenza. Il ricordo del dottor Flavio Busonera dopo tanti anni è ancora ben vivo nella città. La sua figura di medico e di antifascista vive nel cuore della comunità. Fu catturato a fine giugno 1944 nella sua casa di via Trento e Trieste da un comando fascista, caduto in una trappola tesagli da falsi partigiani, tradito dalla sua missione di medico al servizio di chiunque avesse bisogno. Fu imprigionato a Padova.
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Mentre era in attesa del processo, a metà agosto a seguito dell'assassinio del colonnello repubblichino Fonteddu (attribuito erroneamente ai partigiani) fu tra i dieci prigionieri scelti come vittime della rappresaglia fascista, che si consumò in parte presso la caserma di via Chiesanuova ed in parte in via S. Lucia. Tra i nove compagni di sventura del dottor Busonera ci fu anche un altro cavarzerano, Ferruccio Spigolon, un giovane renitente alla leva. Pochi giorni dopo i veri responsabili dell'assassinio di Fonteddu (altri militi repubblichini) furono identificati e fucilati. Quello delle rappresaglie fu certamente uno degli aspetti più odiosi di quegli anni. Il territorio ha vissuto parecchie situazioni di questo tipo: quest'estate ricorderemo anche il 75° anniversario dell'uccisione dei Cinque Martiri di S. Pietro. In quell'epoca di barbarie gli innocenti potevano essere uccisi semplicemente per vendetta, per ripicca, secondo l'arbitrio del potente di turno. Se quell'epoca è terminata lo dobbiamo al sacrificio di tante persone come il dottor Busonera. Ricordando lui, ricordiamo il valore della libertà che è l'unica condizione in cui vi può essere dignità per ogni popolo e per ogni uomo. Tutti noi abbiamo il dovere di custodire e trasmettere questo messaggio. Per questo plaudo all'iniziativa che l'Auser di Cavarzere e Cona ha offerto ai ragazzi dell'Ipsia Marconi e dell'istituto comprensivo: un concorso per la realizzazione di elaborati aventi a tema la figura di Busonera e i valori della Resistenza».
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