Domenica mattina a Cavarzere c'è stato il raduno sezionale dell'Associazione Nazionale Alpini di Cavarzere e Cona, nei trent'anni dalla fondazione. Il sindaco Henri Tommasi ha così concluso il corteo lungo le strade del centro: «A nome dell'amministrazione comunale e della città di Cavarzere do il benvenuto a tutti voi. Rivolgo un saluto particolare alle autorità militari presenti ed ai vertici locali e regionali dell'ANA che hanno voluto ed organizzato questa giornata.
Il trentesimo anniversario della costituzione del gruppo di Cavarzere dell'Associazione Alpini è l'occasione per ringraziare gli alpini e tutte le associazioni d'arma della città, sempre pronte a darci una mano in varie occasioni e ad organizzare iniziative destinate alla cittadinanza. Svolgono un'opera preziosa, aiutando a tener vivi gli ideali dell'amore per la nazione e del senso di appartenenza ad essa, tanto più preziosi per una comunità quando si attraversano momenti difficili e complessi. Questo trentesimo anniversario coincide poi con il centenario della conclusione della Grande Guerra, che da una parte segnò il definitivo compimento dell'unità nazionale, dall'altra segnò profondamente la vita degli italiani.
Nei prossimi mesi avremo modo di riflettere attorno a quegli eventi grazie ad una serie di iniziative che l'assessorato alla
Cultura sta preparando. La giornata di oggi ne è certamente un degno prologo. Il corpo degli Alpini -come si può vedere nella bellissima mostra allestita a palazzo Danielato e che invito tutti a visitare- da quasi 150 anni accompagna le varie fasi, spesso tormentate, della vita del Paese, difendendone i confini (ancora oggi è significativo il contributo degli alpini nelle missioni di pace che vedono impegnati i soldati italiani in diverse zone del mondo) e testimoniando i valori
della generosità, dell'abnegazione, dello spirito di sacrificio ma anche della fratellanza e della condivisione. Ideali che devono rimanere ben vivi se vogliamo davvero rendere migliore questo mondo, specie per chi verrà dopo di noi. Grazie allora agli alpini per esserne testimoni autentici».
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