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lunedì 29 marzo 2021

EX MACELLO ADIBITO AD ATTIVITÀ PRODUTTIVE E NON A FINI SOCIALI: PARISOTTO RICORDA ALLA GIUNTA GLI ATTI UFFICIALI DAL 2014

«Cambiare la destinazione d’uso dell’ex macello ristrutturato non è possibile, si rischierebbe di perdere il finanziamento a fondo perduto». Lo sostiene Pier Luigi Parisotto, capogruppo della lista Tricolore, a un mese dall’inaugurazione del primo stralcio di lavori per il recupero dell’ex macello di via Marconi a Cavarzere. Una precisazione che mette in chiaro come all’interno dell’area restaurata non ci sarà spazio per altro, se non per attività produttive.
«Il 25 febbraio scorso - osserva Parisotto - ne è stato inaugurato il primo stralcio. Da tempo il sindaco Henri Tommasi e i suoi assessori si sono cimentati con comunicati stampa, quanto mai fantasiosi, attorno alle probabili destinazioni d’uso di questo edificio recuperato. Potremmo chiamarla pubblicità ingannevole. E qualche giorno fa anche Sinistra Italiana è intervenuta sull’argomento, ma ponendo una semplice domanda: "Quale utilizzo era stato dichiarato dal sindaco Tommasi al momento della richiesta del finanziamento ministeriale, a valere sui fondi del Patto territoriale dell’area sud della provincia?”».
I dubbi dell'ex sindaco paiono fondarsi sopra atti ufficiali: «È proprio vero - argomenta il consigliere di opposizione - che con l’avanzare dell’età si corre il rischio di dimenticare le cose fatte, ma nella pubblica amministrazione e nei Comuni esistono gli atti ufficiali. Quelli che sindaco e assessori non leggono, o meglio: molto spesso fanno finta che non esistano, arrivando a sparare slogan semplicemente fasulli. Nel 2014 gli attuali dirigenti di Sinistra Italiana erano in maggioranza con il sindaco Tommasi, e il 27 novembre la giunta comunale approvò la richiesta di finanziamento di 900mila euro (attraverso la Provincia di Venezia) al Ministero dell’Economia, grazie a un progetto del 2008 della mia giunta, lasciato in eredità a questo sindaco come molti altri.
Un progetto - continua Parisotto - che Tommasi ha aggiornato solo nei costi, chiedendo di finanziare questo intervento per farne un "luogo atto a ospitare attività di start-up di imprese artigianali, mercatino di prodotti a km zero, con relativi uffici di servizio e sala conferenze per la valorizzazione dei prodotti locali”. Il finanziamento veniva concesso, e i lavori (secondo le previsioni dell’allora giunta Tommasi) sarebbero dovuti iniziare nel 2015 e terminare nel 2016, con collaudo nel 2017. Ma come al solito, per tutte le poche opere pubbliche create da questo sindaco, i tempi sono un optional: tanto che i lavori iniziarono il 5 novembre 2018 e, anziché terminare il 5 ottobre 2019 come da contratto, sono stati conclusi all’inizio del 2021».
In questi sette anni, prosegue l'esponente della minoranza, «la giunta di centrosinistra e i partiti che la sostengono hanno celebrato il progetto come "uno spazio rinnovato", "un nuovo centro d’affari", "servizi per bimbi e anziani", fino all’inaugurazione: quando insistevano per la destinazione sociale della rinata struttura. Salvo poi ricordarsi (in questo caso, solo Sinistra Italiana e solo pochi giorni fa) come era partita la richiesta di finanziamenti del 2014 e con quale destinazione d’uso».
Sulla scorta degli atti ufficiali esistenti - postula il capogruppo di Tricolore - «è chiaro che la destinazione d’uso del recuperato ex Macello non possa essere che quella originale dichiarata dalla giunta e dal sindaco Tommasi nel 2014. A meno che nel frattempo il sindaco, o chi per esso ad insaputa di tutti, non sia stato autorizzato dalla Città Metropolitana di Venezia, sentito il Ministero dell’Economia, a mutarla. Cosa che non mi risulta, dalla lettura di tutti gli atti ufficiali esistenti.
Quindi l’ex macello dovrà essere destinato a luogo per attività produttive, e tutto quello che è stato fin qui sbandierato dal sindaco e dai suoi assessori altro non erano che parole al vento, sogni, o più semplicemente propaganda elettorale. L’unica certezza che rimane - conclude Pier Luigi Parisotto - è che cambiare la destinazione d’uso oggi senza esserne autorizzati può equivalere a perdere il finanziamento a fondo perduto, e doverlo restituire per intero. Per cui, agli attuali amministratori, ricordo il saggio detto popolare: "uomo avvisato, mezzo salvato”».

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